Chi siamo

Facciamo Cooperazione Internazionale in Senegal dalla fine degli anni ‘90. Andavamo in Senegal con un gruppo di amici animati da nobili intenzioni di solidarietà, ma con poche realizzazioni concrete, eccetto piccoli aiuti in denaro per i bimbi che frequentavano una scuola materna di un Villaggio in un’isola del delta del grande fiume Saloum in Fatick, il primo nostro riferimento nel Paese.

Il primo piccolo gruppo si è sensibilmente allargato nel 2000 aumentando contributi e servizi a favore di quella popolazione.

Fino ad arrivare al 2005 quando abbiamo formalmente costruito la Onlus “UNA SCUOLA E UN POZZO IN AFRICA”. Il lavoro di solidarietà e di Cooperazione, dopo di allora, è diventato strutturale, sistematico e importante. Siamo lieti e orgogliosi di aver realizzato Strutture Sanitarie e, soprattutto, Scolastiche in diverse Regioni di quel Paese: Dakar, Thies, Kaolack, Fatick, Diourbel, Casamance… E, più recentemente, di aver portato avanti con notevole successo esperienze di Microcredito con cui è stato possibile realizzare non poche micro-imprese e piccole aziende nei più svariati settori merceologici. Grazie ad eventi realizzati direttamente dalla Onlus, a finanziamenti importanti riconosciutici da Fondazioni Bancarie, Fondazioni Culturali, da altre Associazioni, dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e anche per importanti donazioni private, insieme a contributi di volontari e soci, abbiamo investito oltre un milione di €. a favore delle realtà sociali più fragili della popolazione senegalese.

La nostra è una esperienza importante, crediamo, sia per chi l’ha vissuta, sia per coloro che abbiamo conosciuto ed aiutato. Intendiamo rafforzare il nostro impegno, soprattutto in questo periodo di crisi e di declino, anche per dare un segnale di controtendenza: vogliamo attivare energie che guardino ad un futuro di maggior giustizia. In fondo, può bastare un piccolo contributo per determinare cambiamenti che toglieranno tante persone dalla lista degli esclusi. Ecco: noi non ci proponiamo di cambiare il mondo; tentiamo di ridurre, anche di pochissimo, la povertà di alcuni.

Non pensiamo a cambiamenti epocali: pensiamo piccoli gesti capaci di realizzare cambiamenti concreti e positivi. Contattiamo persone che hanno poco o nulla e a cui possiamo fare doni speciali: la speranza di un domani migliore, la gioia di sentirsi amati, la sicurezza di poter affidare a te i loro sogni: il sogno di mangiare, il sogno di imparare a leggere e scrivere, il sogno di…. diventare grandi. Entrare in una capanna e scoprire con quanta cura una donna conserva un barattolo di latta che usa come bicchiere per il suo bambino o che torna a casa la sera con il bambino sulla schiena ed un grosso fascio di legna sulla testa per accendere il fuoco per cucinare poche e misere cose, ci fa di nuovo e concretamente capire come, senza alcun merito, noi siamo dei privilegiati. L’esperienza che abbiamo fatto, facciamo e continueremo a fare fino a quando ne avremo la possibilità, obbliga ad essere vissuta, sia perché certamente utile a creare opportunità a chi manca totalmente delle stesse, sia perché è una delle scuole migliori di vita che possiamo sperimentare nell’occidente ricco e privilegiato.

Le lezioni che si imparano da coloro che desideriamo aiutare sono grandissime. Ed è comunque molto interessante notare che queste zone, come il 93% del territorio senegalese, sono aree a totale cultura islamica ed è da ritenersi importante la normalissima convivenza fra etnie e fedi diverse e la assoluta non discriminazione di nessun genere o appartenenza che non sia quella del bisogno.  Fa una qualche impressione per chi viene da un Paese occidentale evoluto dove si discriminano gli immigrati e i “diversi” in genere, trovare zone dove impera la miseria e dove il muezin musulmano e la suora missionaria cattolica si aiutano nell’esercizio della loro fede e dei loro stessi luoghi di culto: la moschea e la chiesetta sono spesso vicine, anche fisicamente, in quei villaggi (pochi) dove esistono. E anche questa è un’altra grande lezione, soprattutto alla luce delle violenze e delle intolleranze religiose a cui assistiamo in questi tempi.

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